mercoledì 6 luglio 2011

Il viaggio continua...

Continua il mio viaggio dei ricordi...dobbiamo sistemare a tutti i costi la stanzetta della mamma. E' arrivato il momento di mettere da parte le sue cose, di togliere i suoi vestiti dagli armadi. Ho aspettato che fosse mia sorella a chiedermelo perchè era giusto che fosse lei da sola a staccarsi e a fare questo passo. Forse è anche per questo motivo che in questi mesi era intrattabile.
C'è tanta di quella roba che nemmeno io pensavo potesse starci in una stanza: scatole, scatolette, sacchetti, valigie, bauli ...
e c'è anche tanta roba mia. Ieri sera ho aperto lo scatolone delle robine dei miei bimbi. Che nostalgia!
C'è parecchia roba che avevo usato per Giacomo, ma anche le cose fatte a mano da mia mamma quando aspettavo Simone 29 anni fa e poi passate a Cristina...i coprifasce, le bavette, le scarpine, le copertine. Sono tutte state usate pochissimo, un po' perchè i neonati crescono subito e un po' perchè il cc è nato talmente piccolo che le tutine 1^ misura gli sono andate bene quando aveva circa 7/8 mesi. E' nato (a termine) il 22 ottobre all'una e undici minuti in una notte piena di vento e pioggia e pesava 1 chilo e 120 grammi. Ero da sola come ero da sola quando è nata Cristina. A distanza di anni mio marito mi ha chiesto scusa e so che erano scuse sincere sentite col cuore perchè solo con Giacomo ha visto cosa si è perso. Però rimane il fatto che nessuno era con me a tenermi la mano o a farmi un sorriso. Simone era una cosa minuscola, rugosa, con quattro ciuffetti di capelli rossi in testa e pieno di fame. Non potevo allattarlo perchè era attaccato alle macchine, ma gli davano il mio latte. A dire la verità in quel periodo mezzo nido beveva il mio latte perchè ne avevo in produzione industriale. L'ho portato a casa un mese dopo : lui ingrassato di un chilo e io che ne avevo persi non so nemmeno quanti dall'ansia che questo pirletta non ce la facesse. Credetemi anche che non è un caso che parli al singolare. L'ho portato a casa il 30 novembre alle otto di sera con una nebbia così fitta che non so nemmeno come ho fatto a fare quei 25 chilometri , perchè non è nato a Padova . Non avevo detto a nessuno che me lo avrebbero dato, primo perchè non ne ero sicura e secondo perchè sennò mio papà avrebbe insistito a venire lui e non volevo vedesse che ero da sola. Più facile dire che era stato tutto all'improvviso. Ero sposata ma non lo ero veramente perchè prima di me c'erano troppe persone che avevano la precedenza su tutto, anche su un bambino di pochi mesi. Ero testarda e orgogliosa e alla fine tutti, hanno o stanno pagando, perchè quando chiudo con una persona io chiudo per sempre.
Simone è stato precoce in tutto...a 8 mesi camminava da solo, non dormiva la notte e durante il giorno si e no che lo facesse mezzoretta ogni 3 o 4 ore. Mi ricordo che arrivavo da mia mamma con la carrozzina, glielo consegnavo e andavo a letto. Il mio terrore quando mi accorsi di aspettare Cristina era che fosse come lui, e invece lei era un angelo: dormiva e mangiava e se era sveglia restava buona e tranquilla. Sono stati anni pieni, mi sono goduta i miei bambini e me li sono cresciuta, sembra anche abbastanza bene visti i risultati fino a questo momento. Ci sono momenti che sono stati solo miei e non per scelta. Il papà c'era ma non c'era veramente. Sarebbe stato facilissimo fare un passo in una direzione che mi aspettava da sempre e ancora adesso. Ma non è mai successo e non so ancora se questo è un rimpianto o un rimorso.
Giacomo è per metà suo fratello e per metà sua sorella, ha dei controsensi che molto probabilmente sono dovuti ai suoi 15 anni...solare ma introverso per certi aspetti, timido, musone, impacciato, buono ma vendicativo, bravo a scuola anche se non secchione come Cristina, milanista com il cc, grande, massiccio come mio papà, supera tutti in altezza ...30 cm io e cristina e 15 suo papà e simone, tenerone come quando mi porta la margheritina o la violetta presa in giardino anche se questo vuol dire pestare il sacro prato verde del giardiniere....
Il giardiniere si è vissuto e goduto ogni attimo di questo figlio e ha capito cosa si è perso degli altri...meglio tardi che mai, ma che fatica essere sola. Io non l'ho dimenticato.
Ci sono altre scatole da aprire...il baule di mio papà per esempio, delle cose di mia sorella manuela (altro tasto dolente ...la sorella fantasma)che affronterò ...
e poi la lana!!! Quanti gomitoli signore pietà... ho pensato anche di mandare qualcosa a mimma per i suoi bimbi, perchè io nemmeno in dieci vite ci farei qualcosa con tutta quella lana. Le pezze di stoffa le abbiamo invece buttate via perchè non le voleva nessuno. Mi viene in mente quando subito dopo la morte della mamma ci siamo trovate con cinquanta fiale di morfina in casa. La usavamo per calmarle il dolore e, visto che una notte ci siamo ritrovati a dover girare tutta padova con la guardia medica per trovare una fiala, l'oncologo ci aveva fatto fare una scorta per non restare mai senza. Alla sua morte quindi cosa ne potevo fare delle fiale? Io pensavo di tornarle alla farmacia, al'ospedale, a qualche associazione o al medico. Beh, lo giuro...nessuno le ha volute. I carabinieri me le hanno fatte rompere in una scatola sopra un tombino ( in quel periodo se prendevano un sorcio lo trovavano positivo !) e che poi ho dato a loro e mentre le rompevo piangevo pensando a qualche povero cristo che si stava mangiando il fegato dai dolori del cancro e che avrebbe potuto essere sollevato un pochino da una iniezione, da quelle fialette che io stavo rompendo col martello.
Adesso metto via la robina che ho rinfrescato ...verrà buona in un prossimo futuro per un nipotino spero.
E nei prossimi giorni aprirò anche le altre, butterò quello che c'è da buttare, mi farò qualche lacrimuccia e metterò di nuovo via quello che invece voglio che rimanga sempre con me. Anche quella scatola di roma che dovrò decidermi di aprire prima o poi.























A mia madre
E' giunto il tempo dell'ultimo canto con la consapevolezza di conoscere che ha soltanto chi se ne va per viaggiare in altre dimensioni e per superare altri confini.
Non si può fermare l'acqua del fiume quando arriva al mare. Si deve prendere il largo e provare la gioia profonda di fidarsi di Dio.
Adesso devo solo salutarti. Lui è lì e ti aspetta. Non ci vedremo più mamma.
Le mie labbra tremano e i miei occhi sono pieni di pianto. Sono arrivata qui con te e adesso devo lasciarti andare in quell'immenso mare azzurro anche se vorrei essere una barca per seguirti oltre il confine della vita e sentire ancora la tua voce, le tue parole, il tuo respiro.
Ma il mio viaggio non è finito. So che dovrò ancora camminare come tu mi hai insegnato. Ma tu non lasciarmi mai sola. Fammi sentire la tua voce in ogni momento della vita. Consolami ancora se sarò triste, guidami se sarò incerta, ritrovami se mi perderò.
E quando anche per me giungerà l'ultimo canto ti cercherò nei grandi giardini dell'eternità e diventerò sogno nell'infinito.





Io con la mia mamma e la mia mamma con Giacomo

2 commenti:

marina ha detto...

La prima cosa che mi viene da dire è: com'era bella la tua mamma! e quanto amore tra voi.. da commuovere. E' incredibile come ricordi così intimi e personali riescano a coinvolgere profondamente anche chi, come me, non è stato coprotagonista di queste esperienza di vita e di sentimenti.
Ho letto tutto con grande partecipazione e la sensazione che provo è che non tutto il passato è stato rielaborato nel tuo cuore. Come non capire? Perdiamo quelli che amiamo ma dimenticare...mai.
Prima di mandarti tutto il mio affetto due parole sulle orchidee di Ivana... ma robe da matti! sai che ha il coraggio di dire che tutto sommato non è poi così brava con i fiori???? alla prima occasione digliene quattro. Da parte mia!

Encarna ha detto...

Caro amico, la sua storia mi ha impressionato. Lei è forte e ammirevole. Il mio figlio maggiore era anche nato prima del suo tempo, del peso di un chilo e mezzo, ora è un grande uomo di 31 anni, che tanto amo. Ricordate sempre che qui in Messico hanno un amico che è molto grato. Mi ricordo con affetto.